Nell’affannata settimana dell’arte torinese non poteva mancare una visita ad Operae. Quest’anno nuova sede per il festival del design indipendente e da collezione che raggiunge la maturità e assume le sembianze di una fiera vera e propria, nei padiglioni del Lingotto. Le fondatrici di Operae hanno invitato come curatrice Alice Stori Liechtenstein che ha selezionato designer e gallerie di design in ambito nazionale e internazionale. La manifestazione si arricchisce delle sezioni Piemonte Handmade, dove l’artigianato specializzato piemontese incontra il design dando vita a dieci progetti unici, e Dreamers 02 – Progetti e visioni di moda contemporanea, il cui tema Future Memories esplora la moda indipendente e di ricerca. Non poteva inoltre mancare un’incursione nel mondo della grafica con la presenza di Torino Graphic Days che presenta la mostra Franco Grignani – La complessità del segno elementare.
Molte le opere esposte e molti i designer, tra questi troviamo Manufatto che presenta Cerere e Semia, rispettivamente una coppia di vasi e una ciotola le cui forme provengono dalla tradizione etrusca. La forma reinterpretata degli antichi contenitori e la particolare tecnica di cottura della ceramica bucchero dal peculiare colore scuro, derivante dal nero fumo che si sprigiona nel forno, conferiscono agli oggetti un interessante punto di equilibrio tra passato e presente, tanto attuali quanto legati alla tradizione etrusca. A completamento, il tappo in faggio tornito a mano e parzialmente annerito dal fuoco, a richiamo della particolare tecnica di lavorazione.
Per rimanere in tema di vasi, molto elegante la serie Cavi di Duecitti, elementi cilindrici ottenuti dalla lavorazione della pietra di Lavagna con inserti e supporti in ottone lucido. Assolutamente belli da vedere, insieme al coffee table circolare con la particolare lavorazione a tema geometrico della superficie.
Maddalena Selvini invece con il progetto Arena esplora le potenzialità della rena, rilevata dalle acque e mista ai detriti dei sassi, che assume l’aspetto di una sabbia esausta frutto dell’erosione di volumi geologici. Dalla lavorazione della rena prendono forma oggetti apparentemente fragili ed effimeri, pronti a sgretolarsi sotto la pressione delle dita, in realtà solidi e dalle sfumature naturali incredibilmente vivide.
Il passaggio naturale dalla pietra al metallo viene offerto da Mingardo che espone i propri prodotti, di eleganza e finitura rara, tra cui si segnalano i portacandele Elettra e Lume, la madia Be-Lieve e Separè, il cui nome non lascia spazio all’immaginazione.
Altrettanto originale, nel nome ma anche nei fatti, il separè Lif di Frattinifrilli, ispirato ai paravento giapponesi e alla trama delle foglie, che appare come un leggero scheletro in multistrato su un fondo colorato, a scelta tra molte tinte. Della stessa azienda anche il tavolo Vaco, in cui la struttura in metallo viene completamente smaterializzata in contrapposizione allo spessore importante del piano di lavoro in legno di rovere.
Tra le gallerie presenti meritano una visita la Nero Design Gallery di Arezzo, con i suoi vasi tanto colorati quanto monolitici, Casa Canvas di Carate Brianza, per la buona selezione tra arredo e complementi, e la coloratissima Great Design Gallery di Parigi.