Torna Operae, festival del Design Indipendente, a Torino dal 3 al 6 novembre 2016 nella cornice di Palazzo Cisterna. Anche quest’anno i designer attingono ispirazione dagli elementi naturali per reinterpretarli e sviluppare i propri personali progetti di design. Grande spazio quindi al vetro, alla pietra, al metallo, anche nelle sue ossidazioni, e al legno, primordiale o finemente lavorato.
Tra le molte creazioni esposte ne segnalo alcune che mi hanno colpito, per particolare ingegno, raffinatezza o semplicemente per carica emozionale.
Agustina Bottoni propone Eden, una celebrazione di piante, aria e il delicato equilibrio delle forme. I quattro elementi prendono forma attraverso le essenze arboree (terra) contenute in ampolle (acqua) sospese in un dinamico equilibrio (aria) di sottili elementi in rame (forgiati dal fuoco).
Particolarmente belli gli oggetti proposti dallo Studio Kanz che asseconda la lavorazione artigianale per coniugarla con il piacere di utilizzare un oggetto comune, bello e funzionale. Questo pensiero trova la massima espressione nella serie di oggetti in vetro Take, Mistake e nelle lampade Papalina, oggetti di uso quotidiano ma con una raffinatezza fuori dal comune.
Ilaria Bianchi nel progetto Castaway Furniture ricontestualizza materiali di scarto industriali ed urbani per sviluppare arredi che propongono un nuovo codice estetico, di sicuro impatto ma forse di difficile inserimento in un ambiente domestico. Di comprensione immediata il progetto TuttoSesto di Davide G Aquini, una collezione di coffee table che diventa un tributo all’arco romano. Il passato del basamento in travertino contenente l’arco a tutto sesto incontra il contemporaneo con il sottilissimo piano di colore blu klein e insieme danno vita a questa serie di complementi.
Per rimanere nella categoria dei metalli, segnalo i piccoli ed esili tavolini Pagine Scritte di Daniele Paoletti per Gumdesign, la serie di vasi in ottone e rame ossidato di Gio Minelli, i portavasi A Piece of Land di Thomas Vailly e la serie di tavolo e sedie Twisted di Ward Wijnant.
La folgorazione ad Operae arriva con il progetto Lava i tuoi peccati di Millim Studio, una collezione di saponette dalle forme iconiche, ognuna delle quali rappresenta un peccato capitale. L’obiettivo del progetto è quello di portare l’utilizzatore a riconoscere il proprio vizio e lavarlo via, affinché esso venga elaborato e superato. Il colore scelto è il nero, che rappresenta lo sporco e il peccato, che viene lavato via e osservato colare sulla ceramica bianca del lavandino, quale gesto purificatorio e tangibile dell’opera che si sta compiendo. Le saponette sono vendute in un packaging sottovuoto, trasparente e asettico, perché il peccato deve mostrarsi senza vergogna. Riconoscere le proprie colpe è un’azione intima e come tale nessuno può toccare la saponetta prima del suo peccatore.
Praticamente dei geni. Chi è senza peccato, scagli la prima saponetta… (oppure la regali per Natale).