Se ne parla tanto, tantissimo. A Torino apre Edit – Eat, Drink, Innovate Together – oltre mille metri quadri dedicati ad una nuova idea di enogastronomia, nel complesso ex industriale Incet, in Barriera di Milano, nella periferia Nord della città.
La fabbrica è stata completamente riqualificata dallo studio torinese Lamatilde, nato dalla fusione di yetmatilde e /LAM, due realtà da sempre legate al design e all’architettura.
Il sapore industriale emerge chiaramente appena ci si lascia alle spalle la porta di ingresso e sembra di essere catapultati in un locale di tendenza di New York, senza però la sonnolenza del jetlag e la ritenzione idrica di un volo intercontinentale.
Mattoni a vista, battuto di cemento, divanetti e sedute color cuoio, qualche lampada Arco di Castiglioni, lamiere laccate, traforate, stirate. Semplicità e uso sapiente di materiali e colori, non c’è nulla fuori posto da Edit. La sensazione è di essere in un luogo accogliente ma anche ricercato, dove ogni dettaglio è disegnato, selezionato, al posto giusto e nel modo giusto. Il legno è dosato in modo sapiente, in alcuni punti intarsiato nel battuto di cemento del pavimento per poi erigersi in strutture che diventano sedute e tavoli nella zona birreria.
Il centro della scena è occupato dalla scala in ferro che porta al piano superiore e ospita l’info point, su cui incombe l’installazione luminosa che connette idealmente i due piani. Il lungo bancone della birreria è un susseguirsi di pannelli di cemento e sgabelli.
In modo curioso le toilette non sono nascoste in qualche anfratto come succede spesso, ma sono protagoniste indiscusse, avvolte in una luccicante lamiera traforata che si apre come fosse uno scrigno con il movimento di due grossi pannelli scorrevoli. Sembra di entrare in un portagioie, letteralmente immersi in uno spazio interamente rivestito da resina di colore rosso scuro, pavimento e pareti. Il soffitto è in lamiera traforata, con finitura nero opaco, così come tutti gli accessori perfettamente coordinati per creare questo scenografico effetto bicolore.
Grande utilizzo anche del vetro, incorniciato da strutture metalliche, e del cemento armato a vista, spesso utilizzato come una tela su cui disegnare. Belli e riusciti anche i dettagli, come gli appendiabiti realizzati da tubi e corde che scendono dall’alto, i pannelli fonoassorbenti che diventano motivo di decorazione appesi al soffitto insieme alle piante, o trasformati in capitelli postmoderni in cima ai pilastri in calcestruzzo armato a vista.
Una cura per il progetto che va oltre l’architettura, che si declina nei menù, nelle posate, nei tovaglioli, nelle divise del personale e nella grafica alle pareti. Uno spazio ricercato, accogliente, dal sapore internazionale, per una fruizione nuova del cibo e della socialità ad esso connessa.
Una scommessa vinta dal punto di vista della riqualificazione, a questo punto non resta che attendere il riscontro del pubblico.